Dante, l’uso e la coniugazione, del passato remoto in italiano.
Il passato remoto è un tempo verbale dell’indicativo che si usa per indicare un fatto avvenuto nel passato, concluso e senza legami di nessun tipo con il presente. La lontananza è di carattere sia cronologico, sia psicologico.
Nell’uso comune può corrispondere a un distacco emotivo rispetto a un evento raccontato, mentre nello scritto letterario l’uso del passato remoto, rispetto al passato prossimo, risponde a una scelta stilistica.
La coniugazione può essere regolare, sostituendo le desinenze dell’infinito (amare/amai, ricevere/ricevei, partire/partii) o prevedere dei casi alternativi, conferendo ad alcuni verbi delle forme doppie (ricevere = ricevei/ricevetti).
Sappiamo che le voci verbali della prima e della terza coniugazione sono in genere regolari, mentre sono irregolari quelle appartenenti alla seconda coniugazione.
Ricordiamo, per esempio, il fenomeno che vede raddoppiare la consonante finale della radice di alcune particolari voci verbali (volere/volli, sapere/sappi, bere/bevvi, rompere/ruppi, cadere/caddi, ecc.).
Il verbo essere e il verbo avere sono irregolari
essere | avere |
io fui | io ebbi |
tu fosti | tu avesti |
lei/lui fu | lei/lui ebbe |
noi fummo | noi avemmo |
voi foste | voi aveste |
loro furono | loro ebbero |
Alcuni verbi irregolari molto usati
crescere | mettere | nascere |
io crebbi | io misi | io nacqui |
tu crescesti | tu mettesti | tu nascesti |
lei/lui crebbe | lei/lui mise | lei/lui nacque |
noi crescemmo | noi mettemmo | noi nascemmo |
voi cresceste | voi metteste | voi nasceste |
loro crebbero | loro mettereno | loro nacquero |
prendere | venire | vivere |
io presi | io venni | io vissi |
tu prendesti | tu venisti | tu vivesti |
lei/lui prese | lei/lui venne | lei/lui visse |
noi prendemmo | noi venimmo | noi vivemmo |
voi prendeste | voi veniste | voi viveste |
loro presero | loro vennero | loro vissero |
Quelli qui sopra sono solo alcuni dei verbi irregolari al passato remoto.
Un’altra breve lista ve la proponiamo qui sotto:
accendere: io accesi- tu accendesti – l/l accese – noi accendemmo – voi accendeste – loro accesero.
bere: io bevvi – tu bevesti – l/l bevve – noi bevemmo – voi beveste – loro bevvero.
cuocere: io cossi – tu cuocesti – l/l cosse – noi cuocemmo – voi cuoceste – loro cossero.
decidere: io decisi – tu decidesti – l/l decise – noi decidemmo – voi decideste – loro decisero.
dire: io dissi – tu dicesti – l/l disse – noi dicemmo – voi diceste – loro dissero.
fare: io feci – tu facesti – l/l fece – noi facemmo – voi faceste – loro fecero.
leggere: io lessi – tu leggesti – l/l lesse – noi leggemmo – voi leggeste – loro lessero.
sapere: io seppi – tu sapesti – l/l seppe – noi sapemmo – voi sapeste – loro seppero.
scrivere: io scrissi – tu scrivesti – l/l scrisse – noi scrivemmo – voi scriveste – loro scrissero.
volere: io volli – tu volesti – l/l volle – noi volemmo – voi voleste – loro vollero.
Il passato remoto si usa molto per parlare della vita di persone che non ci sono più, per raccontare la storia. Ecco qui una breve lettura da cui puoi capire bene perché questo tempo verbale, poco usato nel linguaggio parlato, sia invece molto presente nei testi scritti: libri, articoli di giornali, fiabe ecc…
La vita di Dante Alighieri
Dante Alighieri nacque il 29 maggio 1265 a Firenze da una famiglia della piccola nobiltà. Quando morì sua madre Gabriella, la «madre bella», Dante aveva circa dieci anni. Ad appena 17 anni, nel 1283, quando anche suo padre Alighiero morì, Dante divenne il capofamiglia.
Il giovane Alighieri seguì gli insegnamenti filosofici e teologici delle scuole francescana (Santa Croce) e domenicana (Santa Maria Novella). In questo periodo strinse amicizie importanti e iniziò una corrispondenza con i giovani poeti che si facevano chiamare stilnovisti.
Secondo quanto racconta nella “Vita nuova” vide per la prima volta Beatrice (Bice di Folco Portinari) nel 1274 e se ne innamorò subito e perdutamente.
Nel 1285 anni sposò Gemma Di Manetto Donati, appartenente a un ramo secondario di una grande famiglia nobile, dalla quale ebbe quattro figli, Jacopo, Pietro, Giovanni e Antonia.
Quando a Firenze la lotta tra Guelfi Bianchi e Guelfi Neri si fece più aspra, Dante si schierò col partito dei Bianchi che cercava di difendere l’indipendenza della città opponendosi alle tendenze egemoniche di Papa Bonifacio VIII.
Nel 1300, Dante lasciò Firenze con la coscienza di essere stato beffato da Bonifacio VIII, che fu sempre suo feroce avversario e per questo ebbe un posto di rilievo nei gironi dell’Inferno della Divina Commedia.
A partire dal 1304, iniziò il lungo esilio, nel corso del quale venne sempre accolto con favore. Visse a Verona, Lucca, forse anche Parigi.
Nel 1319 si trasferì a Ravenna da Guido Novello da Polenta, Signore della città che, due anni più tardi, lo inviò a Venezia come ambasciatore. Rientrando da questa ambasciata, Dante venne colpito da un attacco di malaria e morì a Ravenna all’età di 56 anni nella notte tra il 23 e 24 settembre del 1321.
A Ravenna si trova la sua tomba.
Domande di comprensione:
Quando Dante si innamorò di Beatrice?
In che periodo strinse amicizia con i poeti dello stilnovo?
Quanti figli ebbe?
Con quale partito si schierò?
Quando iniziò il suo esilio?
Come morì?
Grammatica:
- Scrivi l’infinito dei verbi al passato remoto presenti nel testo (quelli in grassetto).
nacque – nascere