La lettera di Totò e Peppino (Livello C1).

Totò, Peppino, la malafemmina: due napoletani a Milano.

Totò è stato un famosissimo attore napoletano ancora oggi molto amato dal pubblico. Nobile di origine; è considerato il più grande attore comico italiano.

Peppino de Filippo è stato anche lui un famoso attore comico napoletano, fratello del drammaturgo Edoardo De Filippo.

Totò e Peppino hanno girato molti film insieme; quello da cui è tratta la scena che vedrai oggi parla di un ragazzo, il nipote di Totò e Peppino, che lascia la provincia napoletana per andare a Milano a studiare. Lì incontra una ragazza che fa la ballerina in teatro (una malafemmina) e se ne innamora.

Gli zii e la mamma del ragazzo partono dal Sud per andare a parlare con la ragazza e convincerla, pagandola, a lasciare il loro bravo ragazzo che deve solo studiare.

Come vedrete già da questa scena i protagonisti considerano Milano quasi come una terra straniera perché molto lontana e diversa da Napoli anche per il modo di parlare.

La scena presenta molti giochi di parole. Sentirai molti errori grammaticali che i due comici mettono in scena per far ridere.

Questa è una delle scene più famose del cinema italiano.

Guarda il video almeno tre volte e poi rispondi alle domande:

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Una lettera famosa
  1. Quale monumento vogliono andare a vedere a Milano?
  2. Cosa serve, secondo loro, per parlare con la ragazza del nipote?
  3. Che parentela c’è tra Lucia e i due uomini?
  4. Come inizia la lettera?
  5. Come scrivono “a dirvi”?
  6. Quanti soldi portano alla ragazza?
  7. Cosa significa malafemmina?
  8. E giovanotto?

In questa scena ci sono riferimenti e storpiature di frasi fatte o del linguaggio tipico della corrispondenza formale. Come il finale “salutandovi indistintamente”, forma storpiata di “distinti saluti”. O il “giovanotto che […] deve tenere la testa al solito posto cioè sul collo”, rivisitazione del modo di dire “avere la testa sulle spalle” (o “sul collo”).

Cosa significa?

  • Carta calamaio e penna
  • Veniamo noi con questa mia
  • Moria delle vacche
  • Senza nulla a pretendere

Curiosità

Secondo la testimonianza di Teddy Reno, (l’attore che interpreta il nipote) la scena fu in gran parte improvvisata dai due grandi attori attori. In origine non era riportata nel copione del film, copione che non convinceva del tutto Totò e Peppino, i quali, durante le riprese, stravolgevano spesso e volentieri le scene da girare.

Nella versione definitiva, inoltre, si nota che Peppino scrive la seconda metà della lettera sull’ultima riga sovrascrivendola più volte, probabilmente non prevedendo un testo così lungo.

Rispondi.

Ti piacerebbe vivere in un piccolo paese?

Cosa faresti al posto di un giovane ragazzo che vive in un paese piccolo o in provincia?

Cambieresti la tua città per la carriera o per il lavoro?

C’è una città in cui ti piacerebbe vivere?

Quale?

TRASCRIZIONE: Il testo della lettera

(Totò si avvicina allo scrittoio per iniziare la dettatura e invita a gesti il fratello ad affrettarsi a sedersi per scrivere la lettera)
T: Giovanotto…carta, calamaio e penna, su avanti  scriviamo!…Dunque hai scritto?
P: (Si siede e si asciuga il sudore) Un momento!
T: Comincia, su!
P: (Infastidito per la fretta che gli sta dando Totò) Carta, calamaio e penna, … la carta…
T: Ooooo! (spazientito, inizia la dettatura)… signorina… signorina…
P: (Girandosi a guardare) Dove sta?
T: Chi?
P: La signorina!
T: Quale signorina!?
P: Hai detto signorina?
T: E’ entrata una signorina?
P: E che ne so! (Girandosi verso la porta) Avanti!
T: Animale! Signorina è l’intestazione autonoma, della lettera (riprende)…Ooooh! Signorina…
Peppino cambia foglio
T: Non era buona quella “signorina” lì?… Signorina, veniamo, veniamo noi   con questa mia addirvi
(riflette se la frase è corretta; se ne convince e conferma) veniamo noi con questa mia a dirvi.
P: A dirvi.
T: Addirvi. Una parola!  (con la mano indica a Peppino che addirvi è una parola sola) Addirvi! Una parola!
P: (non capisce) A dirvi una parola.
T: Che…
P: Che!
T: Che!
P: Che?
T: Che!
P: Uno…quanti?
T: Che?
P: Uno che?
T : Uno che!
P:. Che.
T: Che! Scusate se sono poche.
p: Che…
T: Che, scusate se sono poche,  ma settecentomila lire, punto e virgola, noi, noi ci fanno specie che quest’anno, una parola, quest’anno c’è stato una grande moria delle vacche, come voi ben sapete! Punto! Due punti!! Ma si, fai vedere che abbondiamo. Abbondandis in abbondandum. Questa moneta servono, questa moneta servono, questa moneta servono che voi vi consolate. Scrivi presto!
P: Con insalata.
T: Che voi vi consolate!
P: Ah! Avevo capito con l’insalata.
T: (infastidito) E non mi far perdere il filo, che ce l’ho tutto qui.
P: Avevo capito con l’insalata.
T: Dai dispiacere, dai dispiacere che avreta…che avreta…che avreta (riflette sulla correttezza della parola)  e già, è femmina, è femminile, che avreta perché… (guarda Peppino interrogativamente) perché?
P: Non so!
T: Che è  non so?
P: Perché che cosa? (Interrompendo la scrittura)
T: Perché che?? Ooooh!! Perché…dai dispiaceri che avreta perché… è aggettivo qualificativo, no?!
Perché dovete lasciare nostro nipote, che gli zii che siamo noi, medesimo di persona; (Peppino si asciuga il sudore…) ma che stai facendo una faticata che ti asciughi il sudore?….che siamo noi medesimi di  persona vi mandano  questo (alzando il pacchetto con le mani ), perché il giovanotto e’ studente che studia, che si deve prendere una laura……..
P: laura….
T: laura. Che deve tenere la testa al solito posto, cioe’….
P: Cioè…
T: Sul collo. Punto, punto e virgola, un punto e un punto e virgola.
P: Troppa roba!
T: Lascia fare! Che dicono  che noi siamo provinciali, che siamo tirati.
P: Ma è troppo!
T: Salutandovi indistintamente... salutandovi indistintamente… sbrigati!!! Salutandovi indistintamente, i fratelli Caponi che siamo noi…apri una parente e dici che siamo noi, i fratelli Caponi.
P: Caponi.
T: Hai aperto la parente? Chiudila!
P: Ecco fatto.
T: Vuoi aggiungere qualcosa?
P: Io, insomma, senza nulla a pretendere, non c’è bisogno….
T: In data odierna?
P: Eh, ma poi?
T: Ma no, va bene’, si capisce.
P: Si, si, si capisce.

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