Gli aggettivi qualificativi. B1.

Gli aggettivi qualificativi servono a caratterizzare un nome in molti modi diversi.

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Con gli aggettivi qualificativi si indicano le qualità di una persona, di un oggetto, di un animale, di un luogo, di un’idea …

Per esempio un ragazzo può essere: bello, brutto, simpatico, intelligente ecc… Un’idea può essere: buona, geniale, originale, banale ecc…

E’ facile comprendere che gli aggettivi qualificativi possono essere tantissimi. L’aggettivo qualificativo segue il numero e il genere del nome al quale si riferisce.

Quindi diremo: un ragazzo studioso, una ragazza studiosa.

Quando si riferisce a più nomi dello stesso genere, tutti singolari, tutti plurali o alcuni singolari e alcuni plurali, l’aggettivo prende il genere dei nomi e va di solito al plurale:

la ragazza e la bambina sono sorelle

hanno preparato dei dolci e dei vini squisiti

ho la faccia e le mani sporche

ma si può anche dire:

lingua e letteratura italiana

Quando l’aggettivo si riferisce a più nomi di genere e di numero diversi, l’aggettivo normalmente viene messo al maschile plurale.

I miei fratelli e le mie sorelle abitano tutti lontani.

Ma è possibile anche dire

devo prendere uno sciroppo e delle pillole amarissime

In quest’ultimo caso l’aggettivo concorda con il nome femminile perché a quello più vicino.

N.B In italiano l’aggettivo qualificativo può essere messo sia prima, sia dopo il nome però la posizione può cambiare un po’ il significato dell’aggettivo stesso.

Nota: un pover’uomo è diverso da un uomo povero.

Nel primo caso si indica un uomo in condizioni cattive per il quale si prova commiserazione, nel secondo caso si parla di un uomo senza soldi o averi.

Esercizio: Leggi il brano e sottolinea gli aggettivi qualificativi.

Le isole del nostro arcipelago, laggiù, sul mare napoletano, sono tutte belle. Le loro terre sono per grande parte di origine vulcanica; e, specialmente in vicinanza degli antichi crateri, vi nascono migliaia di fiori spontanei, di cui non rividi mai più i simili sul continente. In primavera, le colline si coprono di ginestre: riconosci il loro odore selvatico e carezzevole, appena ti avvicini ai nostri porti, viaggiando sul mare nel mese di giugno.


Su per le colline verso la campagna, la mia isola ha straducce solitarie chiuse fra muri antichi, oltre i quali si stendono frutteti e vigneti che sembrano giardini imperiali. Ha varie spiagge dalla sabbia chiara e delicata, e altre rive più piccole, coperte di ciottoli e conchiglie, e nascoste fra grandi scogliere.

Fra quelle rocce torreggianti, che sovrastano l’acqua, fanno il nido i gabbiani e le tortore selvatiche, di cui, specialmente al mattino presto, s’odono le voci, ora lamentose, ora allegre. Là, nei giorni quieti, il mare è tenero e fresco, e si posa sulla riva come una rugiada.

Ah, io non chiederei d’essere un gabbiano, né un delfino; mi accontenterei d’essere uno scorfano, ch’è il pesce più brutto del mare, pur di ritrovarmi laggiù, a scherzare in quell’acqua.

(Brano tratto da “L’isola di Arturo” di Elsa Morante)

Corso d’italiano per stranieri

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