Il congiuntivo non è morto è un articolo di Beppe Severgnini di qualche anno fa ma sempre valido.

Il congiuntivo è morto, dicono. Omicidio, suicidio o evento accidentale? Nessuna di queste cose. Credo si tratti della conseguenza logica di un fenomeno illogico. Sempre meno italiani esprimono un dubbio; quasi tutti hanno opinioni categoriche su ogni argomento (vino e viaggi, case e calcio, sesso e sentimenti). Pochi dicono ‘Credo che con il pesce si possa anche bere il vino rosso’. I più affermano ‘Credo che con il pesce si può bere anche il vino rosso’.

La crisi del congiuntivo non deriva dalla pigrizia, ma dall’eccesso di certezze. L’affermazione ‘Speravo che portavi il gelato’ non è solo brutta: è arrogante (‘Come si permette, questo qui, di venire a cena senza portare il gelato?’). La frase ‘Speravo che portassi il gelato’ è invece il risultato di una piccola illusione, cui segue una delusione contenuta e filosofica. Accade, nella vita, che la gente dimentichi di portare il gelato.

La crisi del congiuntivo -ripeto- ha un’origine chiara: pochi oggi pensano, credono e ritengono; tutti sanno e affermano. L’assenza di dubbio è una caratteristica della nuova società italiana. A furia di sentirci dire che siamo belli, giusti e simpatici, abbiamo finito per crederci.

Qualcuno penserà: allora l’affermazione ‘Penso che Luca è un somaro’ è scorretta! No, è corretta. In questo caso, ‘io penso’ equivale a ‘io so’ (cui segue, ovviamente, l’indicativo). ‘Penso che Luca sia un somaro’ lascia aperta la possibilità che Luca non lo sia. ‘Penso che Luca è un somaro’ smette di essere un’ipotesi, e diventa una constatazione: Luca ha dato prova di tutta la sua somaraggine, e non è più lecito dubitarne.

Ho assistito alla Giornata dell’Orientamento all’Istituto Luca Pacioli di Crema, la mia città. Non è, come il nome lascia pensare, un incontro in cui alcuni girano bendati, altri con la bussola cercando l’uscita della scuola. È, invece, un buon servizio che alcune scuole offrono. Ex alunni ed esperti arrivano, un sabato mattina, e presentano i vari sbocchi universitari e professionali.

Non essendo un ex alunno, né un esperto, sono rimasto ad ascoltare. Ero in un’aula, seduto dietro al solito banco acquamarina, che è il colore dei ricordi per milioni di noi. Stavano parlando tre ex alunne, ora ventenni: Laura, che lavora in un’assicurazione; Simona e Alessandra, impiegate come programmatrici in azienda. A un certo punto, sono rimasto di stucco. Laura ha detto: ‘Non pensavo che mi assumessero…’. Simona ha spiegato: ‘Se non avessi studiato qui…’. Alessandra ha concluso: ‘Spero che quello che ho appena detto vi abbia interessato’. Sbalorditivo: tre italiane su tre che usavano congiuntivi.

Il congiuntivo non è morto.
Il congiuntivo non è morto

Ora, io non vorrei sembrare snob, né pedante come i vecchi professori di liceo. Ma vi assicuro che se quello fosse stato un colloquio di lavoro, le avrei assunte tutt’e tre. Usare il congiuntivo vuol dire infatti avere il cervello con le marce: è più facile salire, qualunque sia la montagna. Badate bene: Simona, Alessandra e Laura non erano zitelline malinconiche. Avevano le treccine africane d’ordinanza, il maglioncino con la cerniera, vestivano con trasandatezza meticolosa. Laura aveva anche il piercing nel naso. Credevo fosse incompatibile con il periodo ipotetico, ma mi sbagliavo.

Certo, si può essere geni e parlare come un dee-jay a fine turno. Ma vi assicuro: il linguaggio diventerà un segno distintivo, qualcosa che permetterà di farsi notare. Ora che tutto si compra, infatti, sta diventando prezioso quello che s’impara. Fidatevi, ragazzi: conosco ragazze che considerano un congiuntivo più sexy dell’orologio di lusso e del pantalone firmato. Non fate quella faccia. Sono ragazze pure carine.

(B. Severgnini).

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Cosa significa l’espressione “sono rimasto di stucco” ?

E gli aggettivi in neretto li conosci tutti? Prova a trovare un sinonimo per ciascuno di essi.

Arrogante=

Contenuta=

Pedante=

Malinconiche=

Meticolosa=

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Il congiuntivo imperfetto

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