Si fa o non si fa? Che cosa è il Galateo? Lettura B1.
Il Galateo è un testo antico scritto da Monsignor Giovanni della Casa.
Lo scopo del Galateo di Giovanni della Casa è spiegare la buona educazione e dire come ci si deve comportare, vestire e muovere in pubblico. L’autore consiglia anche come parlare, quali parole evitare e perfino quanto e cosa bere e mangiare.
Il Galateo è del 1558 ed ha avuto un grande successo all’epoca non solo in Italia ma anche all’estero.
Leggiamo un estratto:
È abbastanza fastidioso sentire digrignare i denti o fischiare: e ancora di più non si dovrebbe cantare, specialmente quando non si ha una bella voce (mentre succede spesso che la gente più è stonata più si diverte a cantare ad alta voce)!
Ci sono poi quelli che tossendo o starnutendo fanno un rumore così forte che assordano tutti, per non parlare di quegli altri che spruzzano il viso ai presenti. E si trova pure chi sbadigliando raglia come farebbe un somaro.
Dopo che uno si è soffiato il naso, non dovrebbe aprire il fazzoletto e guardarci dentro come per cercare perle e rubini. Non è bello neanche mettere il naso sul bicchiere di vino che un altro vorrebbe bere, perché dal naso potrebbero cadere quelle cose che normalmente fanno un po’ schifo.
Ci sono quelli che hanno l’abitudine di storcere la bocca o gli occhi, di gonfiare le gote o fare versi simili. Non sta bene sospirare e lamentarsi. Ma soprattutto è brutto stirarsi in pubblico e, stirandosi gridare “Ahi, ahi, ahi!” come direbbe il contadino che si sveglia nel pagliaio.
Bisognerebbe ancora fare un po’ di attenzione anche al modo di parlare: ci sono quelli che parlano solo dei propri figli (mio figlio ieri sera mi ha fatto morire dal ridere! Non potete immaginare quanto è intelligente quel bambino!); altri che raccontano i propri sogni con grande interesse per i particolari e si meravigliano grandemente per ogni sciocchezza che raccontano.
Infine sarebbe bene non ridere mai delle proprie battute (che è un po’ come farsi i complimenti da soli), perché è chi ascolta che deve ridere, non chi parla.
Ma io lo so già: i miei lettori diranno che tutte queste cose sono ovvie e note a tutti.
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