Una vita dedicata alla scienza.

Ieri sera su Rai1 è andato in onda un film dedicato a Rita Levi Montalcini. Il film è stato seguito da cinque milioni e mezzo di telespettatori (21,5% di share).

Tu conosci la storia di questa straordinaria scienziata italiana? Il film adesso si può vedere su Raiplay in streaming. Intanto però …

Guarda questo breve video e inserisci i verbi che mancano.

“Le donne che hanno cambiato il mondo non hanno mai avuto bisogno di mostrare nulla, se non la loro intelligenza ed è quello che 1._____________ a fare io per tutta la mia esistenza dedicandomi interamente alla scienza e alla ricerca.”

Sono Rita Levi Montalcini e sono stata neurologa, senatrice a vita e premio Nobel per la medicina!

Nasco a Torino il 22 aprile del 1909, 2._________ parte di una famiglia ebrea sefardita. Mio padre è ingegnere e matematico e mia madre è una pittrice. I miei genitori sono molti colti, infatti instillano in me e nei miei fratelli la passione per la ricerca intellettuale.

Mio padre ha una concezione molto rigida del ruolo della donna che secondo lui 3.__________ concentrarsi sull’essere madre e moglie piuttosto che sull’essere realizzata professionalmente. Nonostante ciò nel 1930 mi iscrivo a Medicina e Chirurgia.

Mi sento una donna libera in un mondo vittoriano nel quale domina la figura maschile e le donne hanno poche possibilità ma l’umanità è fatta di uomini e donne e secondo me 4.__________ essere rappresentata da entrambi i sessi, anche perché abbiamo le stesse potenzialità mentali.

A 21 anni 5._________ il percorso che mi avrebbe accompagnata per tutta la vita e concentro i miei studi sul sistema nervoso centrale. Nel ’36 mi laureo con 110 e lode e 6.___________ di specializzarmi in neurologia e psichiatria.

Nel ’38, in seguito alle leggi razziali, sono costretta a emigrare in Belgio dove vengo ospitata dall’istituto di neurologia dell’Università Bruxelles. Ma quando nel ’40 il Belgio viene invaso e io sono costretta a tornare a Torino dove 7.__________ un laboratorio nella mia camera da letto.

La guerra incalza e, per non essere deportati, io e la mia famiglia siamo costretti a 8.__________. Troviamo rifugio dapprima nelle campagne vicino a Torino e poi a Firenze ed è proprio lì che entro in contatto con le forze partigiane e 9._________ come medico al servizio delle forze alleate.

Quando finisce la guerra torno a Torino e riprendo la mia amata ricerca, finché nel ’47 non vengo invitata negli Stati Uniti alla Washington University di Saint Luis. Qui 10.________, insieme al mio collega Stanley Cohen, il nerve growth factor una proteina coinvolta nello sviluppo del sistema nervoso.

Per capirci è stata una ricerca fondamentale per 11.___________ e trovare cure ad alcune delle più gravi malattie che colpiscono il sistema nervoso. Infatti nel 1986 ci fa 12._________ il premio Nobel.

Lavoro e vivo negli States per 30 anni nel mentre 13.____________ a mantenere vivi i rapporti con l’Italia e ricopro diverse cariche nelle maggiori Accademie scientifiche nazionali e internazionali.

Dedico anima e corpo anche all’impegno umanitario.

All’inizio degli anni ’70 14.___________ alle attività del movimento femminile per la regolamentazione dell’aborto. Negli anni supporto le campagne contro le mine anti uomo e nel ’92, insieme a mia sorella Paola, creo la Fondazione Rita Levi Montalcini Onlus con lo scopo di 15.__________ il livello d’istruzione delle donne africane.

All’età di novant’anni comincio a perdere la vista a causa di una maculopatia degenerativa.

“Alle conferenze non vedo le proiezioni e non sento bene. Ma penso più adesso di quando avevo vent’anni. Il corpo 16.________ quello che vuole: io non sono il corpo, io sono la mente.

Il primo agosto 2001 vengo nominata senatrice e, seppur molto anziana, continuo la mia opera a favore della ricerca, delle pari opportunità, e della diffusione della cultura, intesa come base per 17._____________ una società migliore. Muoio il 30 dicembre del 2012 all’età di 103 anni

Ho passato la mia vita tra persecuzioni, limiti e pregiudizi che ho vinto grazie alla mia libertà di pensiero perché “nella vita non bisogna mai rassegnarsi, 18._________ alla mediocrità, bensì uscire da quella “zona grigia” in cui tutto è abitudine e rassegnazione passiva, bisogna coltivare il coraggio di ribellarsi”.

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