Paganini non ripete

Perché si dice “Paganini non ripete”?

Ascolta il nostro podcast e la storia della vita di Niccolò Paganini, l’ineguagliabile violinista genovese.

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Trascrizione:

Ciao e benvenuti nel podcast di languageclassinitaly.com

Io sono Marina Minetti e oggi vi voglio parlare di un musicista straordinario; il più grande violinista di tutti i tempi.

Senti scusa non ho capito bene, potresti mica ripetere per favore? Eh, mi dispiace ma … Paganini non ripete. Questo quello che spesso si dice quando non abbiamo voglia, o intenzione, di ripetere ciò che abbiamo appena terminato di dire o di fare.

Ma chi era Paganini?

Niccolò Paganini è stato il più grande violinista della storia. Un talento eccezionale che due secoli fa riempiva teatri e tutta Europa faceva la fila per ascoltarlo. Era così bravo che qualche invidioso cominciò a dire che per suonare così bene doveva aver fatto un patto con il diavolo. Perché un essere umano non può muovere le dita così velocemente come faceva lui.

Ma iniziamo dall’inizio. Niccolò Paganini nasce a Genova nel 1784 da una famiglia piuttosto umile. Suo padre fa lo scaricatore di porto ma ama la musica, suona il mandolino e la chitarra. La famiglia vive tra i carrugi, i vicoli stretti non lontani dal porto, che caratterizzano la città ligure. A quattro anni il piccolo Niccolò si ammala gravemente di morbillo, non respira, i genitori chiamano il dottore ma non c’è niente da fare, l’esile cuoricino ha smesso di battere.

Il piccolo Niccolò è dato per morto. C’è il funerale e mentre stanno per seppellirlo la mamma vede, sotto il lenzuolo bianco, un movimento del braccio. Fermi è vivo, fermi tutti. Sì, un miracolo, dice la madre, si tratta di morte apparente dicono i medici. Il bambino è vivo. La mamma in lacrime è felicissima e ringrazia tutti i santi.

I maligni, cominciano già a parlare dello zampino del diavolo. Forse è questo il momento in cui inizia la leggenda di Paganini. Pochi anni dopo il giovane Niccolò suona così bene da meravigliare chiunque lo ascolti, a 9 anni fa il suo primo concerto da solista. A 19 è chiamato a Lucca, poi a Milano, Roma, Palermo, Vienna e così parte una carriera di successi ineguagliabili.

Paganini

Ma come fa un suono così perfetto a uscire da un corpo come quello di Paganini? La malattia ha segnato il musicista in modo determinante. Il giovane ha una carnagione bianchissima, una spalla più alta dell’altra, zoppica quando cammina e ha delle dita quasi deformi.

Lui dice che queste malformazioni sono un dono perché avere una spalla più alta e una più bassa per un violinista è un vantaggio e le sue dita, così lunghe e estremamente magre, gli permettono di muoversi più velocemente di tutti. Prende i suoi difetti e li trasforma in pregi. Anche se non è un bell’uomo alle donne piace molto. E lui ama la vita sregolata, esce tutte le sere, ha molte amanti, gioca a carte e perde molti soldi.

Arriva perfino a perdere al gioco il suo prezioso e costosissimo violino. Ma quello che distrugge la notte lo guadagna le sere seguenti con i concerti che sono sempre tutti pieni di gente disposta a pagare qualsiasi cifra pur di ascoltarlo suonare.

Una sera al teatro di Carignano di Torino tra i tantissimi spettatori c’è anche il Re Vittorio Emanuele I, si siede nel suo palco riservato e ascolta estasiato quella musica sublime. Il concerto finisce tutti chiedono il bis, anche il Re vuole ascoltare di nuovo l’ultima sonata e lo manda a dire a Paganini. Ma il musicista risponde: Mi dispiace, Paganini non ripete!

Il Re si arrabbia moltissimo, lo prende come un affronto.

Eppure Paganini non voleva essere scortese la realtà è che lui durante i concerti improvvisava sempre. Partiva da una base semplice e dopo inventava melodie uniche che veramente, anche se lo avesse voluto, non poteva ripetere.

Avete compreso tutto o devo ripetere? Ecco le domande:

  1. Cosa dicevano di lui i maligni e gli invidiosi?
  2. Come era fisicamente Paganini?
  3. A chi dice che lui non può ripetere?

Le risposte giuste sono:

  1. Che aveva fatto un patto con il diavolo
  2. Era bianchissimo, aveva una spalla più alta e una più bassa e le dita deformi.
  3. Al Re Vittorio Emanuele I.

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