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Conosci l’origine della parola italiana più famosa all’estero? Ciao!

Finalmente torna il nostro appuntamento con i podcast letti da Marina Minetti; attrice, autrice e conduttrice radiofonica di Radio Italia. Non c’è modo migliore per migliorare la conoscenza dell’italiano che ascoltarlo. Ascoltarlo il più possibile. Oggi Marina ci racconta l’origine del saluto: CIAO!

Ascolta i nostri podcast più volte, non ti fermare mai al primo ascolto. Sono brevi proprio perché tu possa ascoltarli diverse volte. Inoltre ricordati di leggere il testo sotto solo dopo averli ascoltati attentamente e aver cercato di rispondere alle semplici domande che trovi alla fine.

Listen to “Ciao!” on Spreaker.

Leggi il testo del podcast e controlla se hai compreso bene tutto.

Se hai ascoltato il podcast almeno tre volte adesso puoi anche leggere la trascrizione.

Benvenuto nel podcast di languageclassinitaly.com, io sono Marina Minetti e oggi voglio parlarti di un saluto, che conosci sicuramente, che probabilmente usi tutti i giorni, più volte al giorno.

Ciao, una parola semplice, facile, che tutti conosciamo e usiamo, non solo in Italia, ma in tanti paesi del mondo. Un saluto rapido, facile, affettuoso, dal suono molto rotondo e simpatico.

Ma che significa esattamente, ciao?

Rispondiamo subito: ciao significa “schiavo tuo”. Letteralmente “Sono il tuo schiavo”, come per dire: sono qui a tua completa disposizione. Hai bisogno di qualcosa? Io ci sono per te, amico mio. Bello, no?

Il termine deriva dal dialetto veneziano dove è pronunciato sciavo. Una parola che, a sua volta, proviene dal tardo latino sclavus.

Per dirla tutta le prime volte che appare in forma scritta non assume un valore tanto positivo. Il grande drammaturgo veneziano Carlo Goldoni, il primo drammaturgo italiano a volere un testo scritto per ogni attore, lo mette in bocca a un nobile un po’ falso, e anche un po’ fallito. Uno di quelli che sorridono a tutti ma poi tramano alle spalle perché costantemente in difficoltà.

Nella sua famosa commedia La locandiera (scritta nel 1752 e ambientata a Firenze) è il nobile di Ripafratta, un vecchio aristocratico altezzoso seppur caduto in rovina, a dire “Amici, vi sono schiavo”. Diciamolo, non un gran saluto se in bocca a questo personaggio.

Eppure quello sciavo, divenuto sciau  tra la fine del 1800 e l’inizio del 1900 arriva in Lombardia e lì si trasforma in: ciao. Poi scende in Toscana e quindi in tutta Italia. Oggi è usato anche all’estero, in molti paesi del mondo. Ma attenzione mentre fuori dai confini della nostra penisola si usa quando si parte, in Italia si usa sempre: quando si arriva in un luogo e quando lo si lascia.

Sembra che ciao sia la parola italiana più famosa al mondo dopo (o forse insieme a) pizza. Tra gli anni ’70 e ’80 è diventato il nome del motorino su cui hanno scorrazzato generazioni di giovani, il famoso Ciao della Piaggio.

Il ciao della Piaggio.

Inoltre ha ispirato cantautori di ogni generazione, portando al successo non poche canzoni. Alcuni esempi: Per dirti ciao di Tiziano Ferro, Ciao! Di Lucio Dalla e la struggente Ciao amore, ciao di Luigi Tenco.

Le conosci, le hai mai sentite? Fai un giro su youtube e cercale, ne vale la pena.

Prima però: rispondi a queste tre semplici domande:

  1. Da quale dialetto italiano deriva il saluto ciao?
  2. Quale famoso scrittore lo ha usato, per primo, in un testo scritto?
  3. Quando si usa in Italia la parola ciao.

Ecco le risposte:

  1. Deriva dal dialetto veneziano
  2. Lo scrittore veneziano Carlo Goldoni.
  3. Si usa sempre; quando si arriva in un posto e quando si va via.

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