Se questo è un uomo di Primo Levi si può vedere e ascoltare a teatro.
Il libro di Primo Levi fu uno dei primissimi memoriali di deportati ebrei nei campi di sterminio nazisti. Il testo dello scrittore piemontese è la testimonianza che più di ogni altra ha saputo far parlare Auschwitz, l’ha reso Memoria. Da oltre settant’anni il suo racconto autobiografico, Se questo è un uomo, ricorda ai lettori di tutto il mondo la verità sullo sterminio nazista.
Dal 2019 le parole di Primo Levi (morto nel 1987) hanno ripreso vita, si sono fatte suono e carne. A teatro hanno assunto una voce contemporanea, quella dell’attore Valter Malosti che ha anche scritto la trasposizione del testo. Il 27 gennaio 2022, nel Giorno della Memoria, andrà in scena al teatro Morlacchi di Perugia.
La scenografia, i canti, la partecipazione di due attori più giovani, contribuiscono a riportare in vita l’atroce descrizione di come vivevano i prigionieri dentro il Lager di Auschwitz.
Portare Se questo è un uomo a teatro è stata una scelta coraggiosa, ma anche decisamente utile, perché mantenere la memoria è necessario e lo si può fare anche per interposta persona, grazie al teatro. In questo modo anche i ragazzi e le ragazze più giovani possono ascoltare il racconto di chi c’era, di chi ha vissuto l’inferno.
“Il mio nome è 174 -517: siamo stati battezzati, porteremo finché vivremo il marchio tatuato sul braccio sinistro”.
Fin dall’inizio dello spettacolo il monologo di Malosti procede lento verso una discesa agli inferi spietata e solitaria.
Una solitudine intesa come incapacità di coalizzarsi contro lo sterminio, come assenza totale di una comunità compatta da anteporre alla follia devastatrice.
Seppur nella durezza della descrizione di quei giorni terribili, le parole di Levi, e la voce di Malosti, lasciano una porta aperta alla possibilità di incontrare l’umanità delle persone, anche tra le più atroci delle sofferenze. Arriva così al cuore degli spettatori il racconto di Lorenzo Perrone che ogni giorno portava a Levi del cibo che sottraeva alla propria razione, salvandogli la vita.
“Lorenzo era un uomo; la sua umanità era pura e incontaminata, egli era al di fuori di questo mondo di negazione. Grazie a Lorenzo mi è accaduto di non dimenticare di essere io stesso un uomo … io credo che proprio a Lorenzo debbo di essere vivo oggi; e non tanto per il suo aiuto materiale, quanto per avermi costantemente rammentato, con la sua presenza, con il suo modo così piano e facile di essere buono, che ancora esisteva un mondo giusto al di fuori del nostro, qualcosa e qualcuno di ancora puro e intero, di non corrotto e non selvaggio, estraneo all’odio e alla paura”.
In questi giorni nei teatri italiani un monologo ininterrotto rende la testimonianza di Primo Levi fortissima, inesauribile e indelebile nelle coscienze.