Quando si usano i numeri romani? Lettura.

Cifre arabe o cifre romane.

Gli antichi romani non usavano i numeri come li conosciamo oggi. Per fare le somme o le sottrazioni loro usavano piccoli sassi che si chiamavano i calcoli. Nel sistema che avevano creato si servivano di 7 caratteri che, combinati e ripetuti in vario modo, danno vita ai numeri romani.

I=1

V=5

X=10

L=50

C=100

D=500

M=1000

Di regola i numeri romani usano il numero più grande possibile, così 25 si scrive XXV e non XXIIIII. Ciò significa che i numeri sono sempre posti da sinistra a destra in ordine decrescente. Questo potrebbe portare alla scrittura di una lunga successione di simboli ecco che per evitare questo, in certi casi, i numeri romani usano anche la sottrazione, quando, per esempio, scrivono il 4 con IV cioè con 5-1.

In generale, si può dire che nella notazione romana una cifra che stia immediatamente a sinistra di un’altra che indica un numero maggiore va intesa in senso sottrattivo.

IV= 4

IX = 9

XL= 40

XC = 90

Oggigiorno il sistema di simboli con cui rappresentiamo i numeri del nostro sistema decimale è quello delle cifre arabe, inventate in India intorno al 500 d.C e introdotto in Occidente dagli Arabi intorno all’anno mille.

I numeri romani

I numeri romani si usano ancora per:

  • indicare i capitoli di un libro, la successione di documenti, le classi di un corso di studi: “Gli alunni della III G oggi escono alle 12:00”, “Il capitolo III del libro di Eco …”.
  • distinguere l’ordine di successione sovrani e pontefici con lo stesso nome: Umberto I (primo), Umberto II (secondo), Elisabetta I (prima), Elisabetta II (seconda), Pio IX (nono).
  • indicare i secoli. I secoli dal XIII al XX si possono indicare anche con l’aggettivo numerale cardinale (sostantivato) corrispondente alle centinaia, preceduto dall’articolo e scritto in lettere con l’iniziale maiuscola: “il ‘200” = il Duecento = il XII secolo.

Curiosità: Non c’è modo di rappresentare lo 0 (lo zero) in numeri romani. (Gli antichi romani non avevano il concetto di 0 come numero. I numeri servivano a contare quello che uno possedeva quindi come potevano contare quello che non si ha?).

Per lo stesso principio non c’è modo di rappresentare quantità negative in numeri romani né numeri decimali o frazioni.

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